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L’alba di Arcadia

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L’immortalità è uno dei sogni dell’uomo. Molti autori di fantascienza hanno scritto su questo argomento, descrivendo le varie possibilità. Una di queste, molto interessante, è narrata dallo scrittore Emanuele Delmiglio.

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Nella collana Pandora della Edizioni Solfanelli viene pubblicato il romanzo L’alba di Arcadia (2014) dello scrittore, editore e giornalista Emanuele Delmiglio.

Delmiglio è uno scrittore molto apprezzato nel campo della narrativa fantastica e ha iniziato la sua avventura di autore con un racconto pubblicato nel 1978 sulle pagine della storica fanzine The Time Machine.

 

Il tema dell’immortalità ha sempre interessato l’autore sia come interpretazione della realtà e sia inerente il sottile confine tra la vita e la morte.

Il romanzo parte da un evento terribile per qualsiasi genitore: la malattia mortale e incurabile che colpisce il proprio figlio quindicenne. Simone D’ambra sta morendo e proprio negli attimi finali i suoi genitori sono avvicinati da uno scienziato che è a capo di un progetto avanzatissimo e segreto: il progetto Arcadia, che può dare al ragazzo la possibilità di vivere seppure in un mondo virtuale. Per lui la vita sarà “reale” e non avrà ricordi del passato.

 

Il costo è altissimo e Giuseppe e Claudia dovranno vendere la loro villetta ma avranno la possibilità di “visitare” il figlio, vedere come vive nel suo mondo virtuale, ovviamente senza poter intervenire o farsi riconoscere. Il padre ha molti dubbi e si pone tante domande alle quali non ha risposte, mentre la madre è entusiasta di dare al figlio almeno questa sorta di immortalità.

I due faranno varie visite nel mondo del figlio, ma Giuseppe continua ad avere dei dubbi e scopre la morte dubbia di altre persone entrate poi in Arcadia.

Nel contempo il lettore verrà a conoscenza che in Francia vive un cinese che tramite delle monete interroga l’I Ching. Ma perché è in fuga e cosa ha in comune con Giuseppe e Claudia?

 

Un brano della presentazione del romanzo di Luca Crovi:

“Emanuele Delmiglio è un uomo che ha sempre amato aprire la porta sul fantastico. E questo suo romanzo è la conferma della sua passione per mescolare realtà e fantasia. Una passione coltivata nel tempo leggendo le storie di Richard Matheson, Ray Bradbury, Stephen King, Fruttero e Lucentini, Dino Buzzati. E sicuramente questi autori potrebbero essere dei perfetti riferimenti per la storia di mistero che state per leggere. Come potrei tranquillamente citarvi anche Robin Cook e Michael Chrichton per i riferimenti al mondo della medicina e della tecnologia biologica.

Può esistere una nuova Arcadia? Cosa è stata in realtà quella vecchia? Perché l’uomo da sempre ha il disperato desiderio di inseguire il sogno dell’immortalità?

Posso solo assicurarvi che leggendo il romanzo di Delmiglio vi troverete ad esplorare una zona ai confini della realtà allo stesso tempo meravigliosa e terribile.

L’autore

Emanuele Delmiglio nasce a Verona nel 1958. Cresciuto a “pane e Urania”, è un appassionato lettore ed estimatore di ogni tipo di narrativa,  soprattutto di quella di genere. Nei suoi scritti riesce spesso a rovesciare i punti vista consueti per mettere a nudo, sotto il riflettore del fantastico e dell’assurdo, le ambiguità del vivere.

Tra i fondatori dell’associazione culturale Fantàsia, è membro dell’associazione Il Corsaro Nero.

Editore e giornalista, pubblica per i tipi della Excellence Book la collana “I Protagonisti” (18 volumi con più di cinquecento interviste), dedicata a personaggi veronesi e veneti, oggetto, nel 2010 e 2014, di due tesi di laurea. Direttore responsabile di due riviste locali e direttore artistico della rivista “Inchiostro”, alterna scrittura, consulenza editoriale e creatività grafica. In quest’ultimo ambito ha tenuto lezioni allo IED di Milano e Roma e il suo lavoro è stato oggetto di studio in due tesi prodotte nell’Università di Milano e di Reggio Emilia.

Ha pubblicato due raccolte di racconti: Ultima uscita (Inchiostro — Il Riccio Editore, Verona 2002) e Vie traverse (Inchiostro — Il Riccio Editore, Verona 2008); molti altre narrazioni fanno parte di varie antologie: Le orme del lupo, Un bel perlaro in riva all’Adige, Destini incrociati, Melissa e dintorni, Trame fantastiche, Sine tempore, Ribelli, 50 sfumature di Sci-fi, Parole per strada, e sulle pagine della rivista Inchiostro. Inoltre è l’autore di I veronesi dell’anno, raccolta di interviste comparse settimanalmente su L’Adige (Editrice Verona, 2003) e Come usare i talenti, biografia di un noto imprenditore veronese (2006).

Il libro

Un piccolo genio di quindici anni è malato di tumore al cervello in fase terminale.

Uno scienziato asiatico cambia continuamente domicilio e cerca di trovare risposta ai propri dèmoni interiori, consultando le pagine del Libro dei mutamenti.

Una donna ridotta in stato catatonico stringe a sé la foto di una bambina.

Che relazione c’è tra un college internazionale d’élite per giovanissimi talenti e una potente multinazionale farmaceutica?

E chi sta dietro al “Progetto Arcadia”, che si propone di far continuare a vivere in un mondo virtuale la coscienza di persone morte?

Giuseppe D’Ambra, un mite bibliotecario di mezza età, rimane suo malgrado invischiato negli ingranaggi di un oscuro disegno, che si rivelerà sempre più sconcertante e imprevedibile.

Un susseguirsi di colpi di scena lo porterà verso un inevitabile scontro con la struttura che manovra il “Progetto Arcadia”. Tradito anche dagli affetti più cari e sempre più solo, D’Ambra sarà costretto ad affrontare un’organizzazione dalla potenza inimmaginabile, in grado di condizionare forse le stesse menti delle persone.

 

Emanuele Delmiglio, L’alba di Arcadia (2014), Edizioni Solfanelli, collana Pandora 32, pagg. 243, euro 18,00.

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Verona. Giuseppe e Claudia hanno perduto il figlio quindicenne a causa di un tumore al cervello. Stanno vendendo la casa per pagare il dottor Scheinwelt, direttore del Progetto Arcadia che prevede l’estrazione del Sistema Nervoso Centrale di loro figlio per inserirlo in una vasca collegata a una rete virtuale molto sofisticata: Arcadia, per l’appunto.

Hyères, Francia. Un cinese di nome Julian lancia tre monetine per consultare l’oracolo dell’I Ching. Insieme a lui c’è sua moglie Catherine, in stato catatonico. Julian cambia continuamente posizione geografica, in fuga da chissà cosa. Cos’ha in comune con i coniugi veronesi?
Arcadia. Simone, il figlio di Giuseppe e Claudia, o meglio quello che resta della sua mente, vive in un mondo virtuale creato con la sua immaginazione. Una volta si troverà nei panni di un agente segreto che dovrà incastrare il boss Joe Poltronieri, un’altra volta sarà un supereroe, in un cambiamento continuo, dalle ambientazioni fantasy all’antologia di Spoon River fin’anche all’universo di Charles Dickens.
La storia inizia dunque su tre corsie parallele strettamente interconnesse che viaggiano ad altissima velocità sul treno della fantasia verso destinazioni ignote. Ecco, è questa la sensazione che si prova leggendo il romanzo di Emanuele Delmiglio: la sensazione di trovarsi su un magico treno in corsa. E proprio come avviene su un treno a velocità elevata, si percorre un lungo tragitto in un breve lasso di tempo, si leggono le circa duecentocinquanta pagine nell’arco di pochi giorni o addirittura in un paio di pomeriggi.
Questo perché la storia è organizzata in tanti piccoli e ricchi frammenti che fanno il totale. Ogni capitolo è suddiviso in paragrafi molto brevi e ogni paragrafo ha l’intensità di un microracconto. In altre parole il romanzo non è diluito e di conseguenza non ci si annoia mai.
Nell’opera di Emanuele Delmiglio si trattano argomenti piuttosto seri e talvolta complicati però non viene a mancare in nessun caso il divertimento, sia perché il romanzo è carico fino all’inverosimile di uno spirito di avventura salgariano, sia perché gli elementi che dovrebbero risultare complicati sono esposti in modo talmente semplice e nitido che risulterebbero chiari anche alle menti più indisposte, sia pure per via del fatto che qua e là, tra un dramma e l’altro, vengono inseriti personaggi, dialoghi e situazioni di alleggerimento.
Se dovessimo classificare il libro con un disintegratore puntato alla tempia diremmo che si tratta di fantascienza. Tra i moltissimi elementi sci-fi a disposizione, Delmiglio ha scelto la realtà virtuale, e il motivo è presto spiegato dal senso di spaesamento che si prova durante la lettura di questo libro pazzesco, in cui si vede sconvolto il senso di realtà, nei suoi mille significati e nella contaminazione che ogni singolo individuo applica sulla realtà stessa con il proprio immaginario personale.
Nella fantasia dell’autore l’Italia è al centro dei fantastici e misteriosi eventi di portata mondiale della vicenda, infatti la città di riferimento è Verona, i protagonisti sono soprattutto italiani. Ed è, questo, un atto abbastanza fuori dal comune per un autore della penisola che si tuffa nel mondo della narrativa fantastica. E’ vero che negli ultimi tempi certe tendenze e certi pregiudizi stanno cedendo il passo a una maggiore italianità delle opere dei nostri autori e delle nostre autrici, ma è ancora forte la scarsa autostima che sia i lettori che gli scrittori provano nei confronti dei loro compatrioti, al punto da non ritenere credibile a sufficienza una storia dove gli italiani la fanno da protagonisti o addirittura compiono atti eroici e meravigliose avventure.
La scelta di Verona non è stata affatto casuale visto che Delmiglio è veronese. E qui tocchiamo un altro elemento chiave della storia in esame: l’autore parla di ciò che sa. Non si sbilancia in descrizioni ed elucubrazioni velleitarie che avrebbero aggiunto un tocco di banalità a una trama che invece di banalità non ne presenta nemmeno l’ombra. La fantascienza stessa è un terreno apparentemente semplice  che nasconde invece parecchie insidie terminologiche e concettuali, quindi quando si scrive science fiction bisogna essere molto cauti perché è assai difficile barare.
Curiosa è stata la scelta generale delle varie città in cui si svolgono gli assurdi fatti di questo romanzo d’esordio. A parte la già citata Verona si aggiungono alla lista la francese Hyères e la danese Dragor, insieme a Sirmione in provincia di Brescia: tutte cittadine con una lunga storia che risale al medioevo o addirittura all’Antica Roma, quasi tutte con un bel castello nel loro centro storico oppure, nel caso di Dragor, piene di casupole a tetto spiovente che ricordano molto i villaggi che fanno da contorno alla narrativa fantasy nordica.
La scelta delle città in cui si muovono i protagonisti è solo uno dei molteplici esempi che dimostrano quanta cura per i dettagli sia stata impiegata nel mettere su quest’opera che, per quanto abbia richiesto tempo e fatica, nasce da un’indiscutibile passione per la narrativa e per il mondo del fantastico.

Flavio Alunni

 

bannerhighquality4Titolo: L’Alba di Arcadia

Autore: Emanuele Delmiglio

Edizioni Solfanelli del Gruppo editoriale Tabula Fati.
L’Arcadia è una terra idilliaca   della mitologia classica, sinonimo per eccellenza di luogo felice dove l’umanità può vivere spensieratamente, contando sui frutti che la natura elargisce con grande generosità. Oppure Arcadia è un sofisticatissimo, avveneristico e ultrasegreto sistema sperimentale di realtà virtuale capace di surrogare in modo permanente il mondo reale con una sua perfetta imitazione, in cui possono realizzarsi fantasie e aspirazioni senza gli oneri ed i vincoli del mondo reale.

Simone D’Ambra era (in un certo qual modo lo è ancora) un adolescente plus-dotato: stroncato da un tumore, la sua entità è stata preservata grazie all’espianto tempestivo, dopo la dichiarazione di morte clinica, della zona cerebrospinale ed il suo interfacciamento con Arcadia. Ufficialmente morto per la legge e privo di ogni diritto, ignaro di tutto egli prosegue la sua esistenza in una realtà che, suo malgrado, dopo un periodo vissuto in totale armonia, diventa progressivamente soffocante e contradittoria.

L’urgenza di una decisione aveva spinto Claudia e Giuseppe, i genitori di Simone, ad     accettare la proposta di partecipazione al progetto Arcadia senza concedere spazio a dubbi e domande: in fin dei conti Simone avrebbe continuato ad esistere, e a loro sarebbe stato concesso di vederlo periodicamente mediante un’interfaccia, seppure col divieto assoluto di interagire con lui per non comprometterne l’equilibrio emotivo in una realtà artefatta.

Ma dubbi e domande, accantonate forzatamente, non tardano a riaffacciarsi alla mente di  Giuseppe quando egli, dopo aver notato diverse incongruenze in Arcadia, tra cui gli evidenti segnali di disagio del figlio, verrà a conoscenza di altri decessi anomali avvenuti fra gli studenti della scuola per plus-dotati frequentata dal Simone, e quando vedrà realizzate e sfruttate commercialmente nel mondo reale una serie di progetti ed idee concepite dagli ospiti del Progetto.

Le indagini riveleranno al padre di Simone l’esistenza di una realtà insospettabile e drammatica in cui, inizialmente solo, avversato perfino dalla moglie, dovrà lottare per liberarsi da una formidabile tela di ragno fatta di pressioni psicologiche, ricatti e minacce, e volta a neutralizzarlo con ogni mezzo…

Accostabile al sottogenere thriller tecnologico “L’Alba di Arcadia”  è il romanzo di esordio con cui, con compostezza e pulizia stilistica e con una precisa struttura narrativa, Emanuele Delmiglio si mette in gioco, capitalizzando sia l’esperienza di maturo lettore di fantascienza (inevitabile pensare a “Tunnel sotto il mondo” o all’universo Heechee di Pohl, così come a “Simulacron” di Galouye) che quella perfezionata in qualità di autore di numerosi racconti pubblicati in antologie corali e personali. Delmiglio affida a personaggi ben caratterizzati, in prevalenza gente comune presa dalla tranquilla provincia italiana, l’arduo compito di confrontarsi con una realtà sconvolgente che, fuori da tutti gli schemi della quotidianità, è capace di destabilizzarne irrimediabilmente l’esistenza. Altrettanto valida è l’analisi delle loro reazioni,  dalla succube accettazione di un illusorio stato di felicità  alla presa di coscienza  che  li costringe  a rimettersi drammaticamente in discussione per non essere annichiliti.

L’abominio tecnologico carico di promesse e lusinghe potrebbe, un giorno non lontano, realizzare e nel contempo snaturare alcune delle aspirazioni ancestrali che accompagnano l’umanità. In questo modo la Fonte dell’Eterna Giovinezza (o il Santo Graal) e una vita priva di affanni sarebbero solo l’ennesima esca, l’ultima trovata di marketing con cui i grandi gruppi di interesse economico e finanziario potrebbero blandirci per l’ulttima volta ed impossessarsi definitivamente delle nostre esistenze senza alcuna via di scampo. Ma è davvero questo il severo monito affidato ad un romanzo che, in modo consapevolmente impudente e temerario, potrei definire come un involontario prodromo o anello di congiunzione postumo tra la Fantascienza tradizionale ed il Cyberpunk? Oppure, a ben vedere, questo futuro non inverosimile, propostoci da Emanuele Delmiglio, altro non è che l’amara allegoria della nostra odierna prigionia in una realtà illusoria che, bombardandoci incessantemente con vacui significanti di libertà, progresso, abbondanza e felicità, ci inebria e ci confonde mentre, già da tempo, pervade, forse irrimediabilmente, le nostre vite?
Marco Corda

 

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Strada Leggendo

L’alba di Arcadia di Emanuele Delmiglio
L’alba di Arcadia ? Un viaggio al limite.
Un filo sottile separa la realtà dalla fantasia. Una bolla trasparente è l’involucro del virtuale. Basta un lettino o una comoda poltrona e un neurolettico iniettato in vena. Il limite tra il reale e l’immaginato è davvero impercettibile. Questa è la storia di chi ha perso i propri figli, tutti giovani e all’apparenza sani. Tutti inghiottiti da un mondo parallelo dove si trovano a vivere una nuova dimensione, in ambienti stimolanti, con nuove identità.  È possibile? Certo! Benvenuti in Arcadia. Non è fantastico? Sarete immortali, potrete modificare la vostra vita come vi pare. Un vero spettacolo!
Ma cos’ è il Progetto Arcadia e da chi è gestito? Esiste davvero? Chi partecipa a questo esperimento non deve avere contatti con la precedente vita corporea. Perché?

Una serie di rewind e forward vi ricorderanno Vanilla Sky, in una versione particolare. Il dolore infinito per essere sopravvissuti ai propri figli verrà riproposto in vitro, in assenza di tatto e olfatto. In modo asettico e distante. Chi sta speculando sulla sofferenza di questi poveri genitori? Chi, in modo meschino, li mette l’uno contro l’altro con effetti devastanti?

Una mente preparata, che ha iniziato tutto questo per uno scopo ben preciso. Un cervello in grado di frantumare emozioni e sentimenti e di scorporarli  dall’essere vivente. Qualcosa però sfugge al controllo, iniziano ad emergere immagini, pensieri e sensazioni. Si comincia ad avere paura, ad essere angosciati. Il gioco, se così vogliamo chiamarlo, si fa subdolo e minaccioso.

Arcadia non lascia spazio alle passioni, alla condivisione o alla socializzazione. Arcadia non permette di avere sentimenti propri, perché già sono stabiliti. Vi sembrerà di trovarvi ad assistere ad un Truman Show, dai risvolti allucinanti. Galleggerete con i personaggi di questo libro nell’impossibilità di capire le ragioni di questo oscuro progetto; vi sentirete totalmente coinvolti. Non saprete come affrontare la situazione,  se con una timida speranza oppure con scetticismo. Il potere delle illusioni vi sovrasterà. Vi verrà spontaneo porvi delle domande, iniziare ad indagare, proprio come Giuseppe, l’indiscusso Sebastian di questa “Storia infinita”.

Una sola cosa dovrà apparire chiara alla vostra mente: la follia non conosce alcun limite purtroppo. È scioccante e rende impotenti. La lotta fra il bene e il male, tra la luce e il buio, tra la vita e la morte sarà estenuante. Potrete diventare paranoici o irritabili.

Chi ha creato Arcadia sa come manipolare e condizionare la vostra mente. Farà leva sui vostri stessi sentimenti per colpirvi dove più siete  vulnerabili. Vi obbligherà a riordinare le idee, insieme a quelle di Giuseppe.  Vi verrà spontaneo cercare di aiutarlo, in ogni modo.

Non è così complicato….basta firmare un modulo.

Buona lettura.

 

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Simone D’ambra, quindicenne figlio unico di una coppia della media borghesia veronese, si ammala in modo irreversibile, imboccando il tunnel ospedaliero che lo porterà alla morte cerebrale.

Poco prima che l’ultima scintilla di vita si spenga, un misterioso personaggio propone ai genitori del ragazzo di entrare a far parte del “Progetto Arcadia”, uno studio ancora sperimentale, e perciò segreto, che consentirebbe al figlio di continuare a vivere in un mondo virtuale, ignaro del proprio passato ed eternamente giovane.

Dopo qualche perplessità, i due decidono di aderire a quella che sembra esser l’unica alternativa alla morte di Simone.

Per il padre, tuttavia, sono troppe le domande senza risposta e molti i dettagli che non quadrano: i decessi all’interno della scuola per talenti frequentata dal figlio, l’utilizzo commerciale di idee create all’interno di Arcadia, la segretezza assoluta che vige riguardo ogni aspetto del progetto.

Insoddisfatto, l’uomo inizierà a indagare, scoprendo una realtà di inimmaginabile portata e innescando una serie di avvenimenti drammatici che lo porteranno a ritrovarsi solo, privo di aiuti e in pericolo di vita.

“Emanuele Delmiglio è un uomo che ha sempre amato aprire la porta sul fantastico. – scrive Luca Crovi nella sua prefazione – E questo suo romanzo è la conferma della sua passione per mescolare realtà e fantasia. Una passione coltivata nel tempo leggendo le storie di Richard Matheson, Ray Bradbury, Stephen King, Fruttero e Lucentini, Dino Buzzati. E sicuramente questi autori potrebbero essere dei perfetti riferimenti per la storia di mistero che state per leggere. Come potrei tranquillamente citarvi anche Robin Cook e Michael Chrichton per i riferimenti al mondo della medicina e della tecnologia biologica.
Può esistere una nuova Arcadia? Cosa è stata in realtà quella vecchia? Perché l’uomo da sempre ha il disperato desiderio di inseguire il sogno dell’immortalità?
Posso solo assicurarvi che leggendo il romanzo di Delmiglio vi troverete ad esplorare una zona ai confini della realtà allo stesso tempo meravigliosa e terribile”.

Emanuele Delmiglio, editore e giornalista, nasce a Verona nel 1958.
Il suo primo racconto compare nel 1978 sulle pagine della fanzine “The time machine”.
Cresciuto a “pane e Urania”, nei suoi scritti riesce spesso a rovesciare i punti vista consueti per mettere a nudo, sotto il riflettore del fantastico e dell’assurdo, le ambiguità del vivere.
Tra i fondatori dell’associazione culturale Fantàsia, è membro dell’associazione IlCorsaroNero.
In ambito narrativo, ha pubblicato due raccolte di racconti (Ultima uscita, 2002 e Vie traverse, 2008, Inchiostro-Il Riccio Editore). Compare in varie antologie, tra le quali Sine tempore e 50 sfumature di Sci-fi (La Mela avvelenata), Ribelli (Robin Edizioni), Parole per strada (Il Furore dei libri) e sulle pagine della rivista Inchiostro. – See more at: http://www.latelanera.com/editoria/novita/libro.asp?id=9788874978663#sthash.S5H4JiAL.dpuf

l'alba-di-arcadia-COP-rLa porta sul fantastico

di Luca Crovi

Emanuele Delmiglio è un uomo che ha sempre amato aprire la porta sul fantastico. E questo suo romanzo è la conferma della sua passione per mescolare realtà e fantasia. Una passione coltivata nel tempo leggendo le storie di Richard Matheson, Ray Bradbury, Stephen King, Fruttero e Lucentini, Dino Buzzati. E sicuramente questi autori potrebbero essere dei perfetti riferimenti per la storia di mistero che state per leggere. Come potrei tranquillamente citarvi anche Robin Cook e Michael Chrichton per i riferimenti al mondo della medicina e della tecnologia biologica.

Può esistere una nuova Arcadia? Cosa è stata in realtà quella vecchia? Perché l’uomo da sempre ha il disperato desiderio di inseguire il sogno dell’immortalità?

Sono stati in tanti gli autori di fiction che hanno cercato di esplorare questo argomento. Potrei citarvi Norman Spinrad con il suo “Jack Barron e l’eternità” ma potrei anche parlarvi del ciclo della “La donna eterna” di Henry Ridder Haggard, così come potrei consigliarvi di riguardarvi il film “Highlander” di Russell Mulcahy.

Posso solo assicurarvi che leggendo il romanzo di Delmiglio vi troverete ad esplorare una zona ai confini della realtà allo stesso tempo meravigliosa e terribile.

Non preoccupatevi di dover inscatolare questo romanzo in un genere predefinito, le etichette vanno sempre troppo strette a certi libri. E certi romanzi vanno goduti più che studiati. È per questo che ho condiviso in pieno quello che mi raccontò durante una lunga intervista notturna Richard Matheson: “Sono convinto che uno scrittore che ragiona per generi sia fuori strada. Forse i lettori avvertono la necessità di distinguere gli scrittori in base al genere, di inserirli in comode nicchie ma io ho sempre cercato di scansare quest’operazione. Ho scelto appositamente di scrivere romanzi che contenessero elementi noir ed elementi horror e proprio in quel discorso indicai che È talmente facile saltare da un genere all’altro che si può ambientare una storia d’amore su Marte come se si trattasse di un romanzo di fantascienza e che si può viceversa ambientare quella stessa storia d’amore nel buon vecchio West ed ecco che si è scritto un western oppure si può dislocarla in Transilvania ed ecco che si è scritto un romanzo dell’orrore! L’idea stessa di costringere uno scrittore entro confini predefiniti mi è aliena.”

Quindi non preoccupatevi di che tipo di romanzo è quello che ha scritto Emanuele Delmiglio, apritelo e cominciate ad esplorarlo. Troverete spalancata la porta sul fantastico.

Attenzione che vi sarà difficile richiuderla e ritornare alla realtà. Ed è questa la forza di un romanzo quando appassiona i lettori, impedire il loro il ritorno alla quotidianità e costringerli a riprendere in maniera continuativa il loro viaggio.

Ricordatevi che quello proposto da Delmiglio potrebbe durare tutta l’eternità.

La disfatta

commissario del popolo

commissario del popolo

Clicca sulla foto per vedere il cortometraggio “La disfatta” di Guido Geminiani e Thomas Cicognani. Musiche originali di Matteo Buzzanca

Straziante passione

T’ho amata, t’ho voluta,

t’ho presa fino a sfinirmi

giorno e notte, mai sazio

senza risparmio, senza ritegno

oltre ogni limite di razionalità.

 

E tu, sempre diversa,

piccante, dolce

asciutta o generosa,

m’inebriavi di mille profumi

e attiravi la mia bocca

avida del tuo sapore.

 

Ma come hai ricambiato

la sfrenata mia passione?

Guarda su questo corpo

i segni che hai lasciato!

Amarti è stato un vizio

che la vita ha appesantito.

 

Ti ho nel sangue, mia amata,

senza te non so più stare,

ma prima che tu possa

distruggere il mio cuore

ti dico addio per sempre

amata pastasciutta.

 

(sennò la dietologa mi massacra)

A una seppia supponente

D’umiltà molto carente

Si rivolse il saggio merluzzo

Come noialtri hai un pessimo puzzo,

seppia spocchiosa e puzzolente!”

 

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